ALSVO D'ACQUISTO

 

Il 22 settembre del 1943 scoppiava un ordigno che causava

la morte di due SS tedesche. Il giorno dopo fu trucidato

Salvo D'Acquisto

Vicebrigadiere dei Carabinieri in odore di santità

 
 
 

Giovanni Paolo II ebbe a dire nel 2001 che 

"La storia dell'Arma dei Carabinieri

dimostra che si può raggiungere la vetta della

santità nell'adempimento

fedele e generoso dei doveri del proprio Stato.

Penso, qui, al vostro collega,

il vice-brigadiere Salvo D'Acquisto, medaglia d'oro

al valore militare,

del quale è in corso la causa di beatificazione." 

Il fratello venne a Caiazzo

nel 2009 leggi...

Salvo D'Acquisto (Napoli, 15 ottobre 1920 –

Torre di Palidoro -Roma, 23 settembre 1943)

è stato un vice brigadiere dei Carabinieri, insignito di

Medaglia d'oro al valor militare

alla memoria per i fatti del 23 settembre 1943 che lo

videro eroico protagonista.

Salvo D'Acquisto nacque a Napoli, a Villa Alba,

un edificio di 4 piani in via

San Gennaro nel rione Antignano. Fu primogenito di

cinque figli in una

famiglia profondamente cristiana. Frequentò la scuola

d'infanzia presso le salesiane

Figlie di Maria Ausiliatrice di via Alvino nel quartiere

Vomero e successivamente

il Liceo Vico. Si arruolò giovanissimo nei Carabinieri

come volontario il

15 agosto 1939, frequentando la Scuola Allievi fino al

15 gennaio 1940.

Nuovamente volontario, partì per la Libia con la

608ª Sezione Carabinieri,

presso Tripoli, a pochi mesi dall'inizio della seconda

guerra mondiale, per l'esattezza

il 23 novembre 1940; dopo essere rimasto ferito a una

gamba, restò con il suo

reparto in zona d'operazioni, sinché non contrasse una

febbre malarica.

Rientrò poi in Italia

per frequentare dal 13 settembre 1942 la Scuola Allievi

Sottufficiali Carabinieri di

Firenze e diventare sottufficiale il 15 dicembre successivo.

Uscitone appunto col

grado di vice brigadiere, fu destinato alla stazione

dei Carabinieri di

Torrimpietra, all'epoca una zona rurale extraurbana

a qualche decina di

chilometri da Roma, lungo la via Aurelia,

oggi frazione del comune di Fiumicino.

Dopo il proclama Badoglio, un reparto di truppe

tedesche delle SS si era

accasermato presso alcune vecchie postazion

precedentemente in uso alla

Guardia di Finanza, nelle vicinanze della località

Torre di Palidoro, che rientrava

nella giurisdizione territoriale della stazione

Carabinieri di Torrimpietra.

Qui, il 22 settembre, alcuni soldati tedeschi che

ispezionavano casse di

munizioni abbandonate furono investiti dall'esplosione

di una bomba

a mano, probabilmente per imperizia nel maneggio

degli ordigni.

Due dei soldati morirono e altri due rimasero feriti.

Il comandante del reparto

tedesco attribuì la responsabilità dell'accaduto ad

anonimi attentatori locali e

richiese la collaborazione dei Carabinieri della locale

stazione,

temporaneamente comandata da Salvo D'Acquisto per

l'assenza del

maresciallo comandante: minacciarono la rappresaglia

se entro l'alba non fossero

stati trovati i colpevoli. La mattina seguente, D'Acquisto,

assunte alcune

informazioni, provò a ribattere che l'accaduto era da

considerarsi un caso

fortuito, un incidente privo di autori, ma le SS insistettero

sulla loro versione e

richiesero la rappresaglia, ai sensi di un'ordinanza

emanata dal feldmaresciallo

Kesselring pochi giorni prima.Il 23 settembre furono

dunque eseguiti dei

rastrellamenti e catturate 22 persone scelte a caso fra

gli abitanti della zona.

Lo stesso D'Acquisto fu forzatamente prelevato dalla

caserma, da parte di una

squadra armata di SS, e fu condotto nella piazza principale

di Palidoro, dove erano

stati radunati gli ostaggi. Fu tenuto un sommario

"interrogatorio", nel corso del

quale tutti gli ostaggi si dichiararono ovviamente innocenti.

Nella piazza venne

anche condotto un altro abitante ritenuto un carabiniere,

Angelo Amadio,

che sarà l'ultimo testimone del sacrificio del brigadiere.

Nuovamente richiesto di

indicare i nomi dei responsabili, D'Acquisto ribadì che

non ve ne potevano essere,

perché l'esplosione era stata accidentale, gli ostaggi e

gli altri abitanti della

zona erano dunque tutti quanti innocenti. Durante

l'interrogatorio dei

rastrellati, il sottufficiale fu tenuto separato nella piazza,

sotto stretta sorveglianza

da parte dai soldati tedeschi e, "quantunque malmenato e a

volta anche bastonato

dai suoi guardiani, il D'Acquisto serbò un contegno calmo e

dignitoso", come

ebbe a riferire in seguito Wanda Baglioni, una testimone oculare.

Gli ostaggi e

D'Acquisto vennero quindi trasferiti fuori dal paese.

Agli ostaggi furono fornite

delle vanghe e furono costretti a scavare una grande fossa

comune nelle vicinanze

della Torre di Palidoro, per la ormai prossima loro fucilazione.
Le operazioni di scavo si protrassero per alcune ore;

 quando furono concluse fu

chiaro che le SS avrebbero davvero messo in atto la loro

terribile minaccia.

A quel punto, secondo la testimonianza di Angelo Amadio:

« all'ultimo momento,

però, contro ogni nostra aspettativa, fummo tutti rilasciat

i eccetto il

vicebrigadiere D'Acquisto. ... Ci eravamo già rassegnati al

nostro destino,

quando il sottufficiale parlamentò con un ufficiale tedesco

a mezzo dell'interprete.

Cosa disse il D'Acquisto all'ufficiale in parola non c'è dato

di conoscere. Sta di fatto

che dopo poco fummo tutti rilasciati: io fui l'ultimo ad

allontanarmi da detta

località. » Amadio infatti era creduto dai tedeschi un

carabiniere e pertanto

inizialmente ritennero di trattenerlo per farlo assistere alla

esecuzione.

Evidentemente, Salvo D'Acquisto si era autoaccusato del

presunto

attentato, addossandosi la sola responsabilità dell'accaduto

e chiese

l'immediata liberazione dei rastrellati. I 22 prigionieri

furono lasciati

liberi e immediatamente si diedero alla fuga, lasciando

il sottufficiale italiano già

dentro alla fossa, dinanzi al plotone d'esecuzione.

Alla fuga si unì immediatamente

dopo Amadio, quando riuscì a dimostrare, presentando

i suoi documenti, che in realtà

era un operaio delle ferrovie e non un carabiniere.

Come raccontò nella

sua testimonianza resa nel 1957, fece in tempo però

mentre correva, a sentire il

grido "Viva l'Italia" lanciato dal carabiniere,

seguito subito dopo dalla scarica di

un'arma automatica che portava a termine l'esecuzione.

Si girò e vide un ulteriore

colpo sparato da un graduato tedesco al corpo già riverso

per terra. Vide i

soldati ricoprire il corpo con il terriccio, spostandolo

con i piedi.
Il comportamento del militare aveva infatti colpito le

stesse SS, che il giorno

dopo, secondo quanto riferito nella testimonianza della

Baglioni, le riferirono:

"Il vostro Brigadiere è morto da eroe. Impassibile anche

di fronte alla morte."

Salvo D'Acquisto fu fucilato all'età di nemmeno 23 anni.

Le sue spoglie sono

conservate nella prima cappella sulla sinistra, adiacente

all'ingresso, della

Basilica di Santa Chiara di Napoli. Nel 1983 fu annunciato

da S.E. Mons.

Gaetano Bonicelli l'apertura presso l'Ordinariato militare

di una causa di

canonizzazione e conseguentemente al sottufficiale

attualmente è assegnato

dalla Chiesa il titolo di Servo di Dio. L'apertura del

processo canonico di beatificazione di

Salvo D'Acquisto avvenne il 4 Novembre 1983 e si

concluse il 25 novembre 1991

con la conseguente trasmissione degli atti alla

Congregazione delle Cause dei Santi.
La sua figura fu ricordata dal papa Giovanni Paolo II,

 che in un discorso ai

Carabinieri del 26 febbraio 2001 ebbe a dire: «

La storia dell'Arma dei

Carabinieri dimostra che si può raggiungere la vetta

della santità

nell'adempimento fedele e generoso dei doveri del

proprio Stato. Penso, qui,

al vostro collega, il vice-brigadiere Salvo D'Acquisto,

medaglia d'oro al valore

militare, del quale è in corso la causa di beatificazione.» 

A Salvo D'Acquisto sono intitolate varie caserme dei

Carabinieri. Tra queste:

la caserma Salvo D'Acquisto di Roma, Tor di Quinto,

sede del C.N.S.R.

(Centro Nazionale di Selezione e Reclutamento)

dell'Arma dei Carabinieri,

del Comando Unità Mobili e Specializzate "Palidoro"

nonché del Reggimento

Carabinieri a cavallo (quest'ultimo inquadrato

nella I Brigata Mobile).

La caserma è situata lungo viale di Tor di Quinto,

all'altezza di via Federico

Caprilli; la Scuola Marescialli e

Brigadieri Carabinieri di Velletri; la caserma che

ospita la Legione Carabinieri di Napoli;

la sezione dell'Associazione Nazionale

Carabinieri Napoli Centro;

il Comando Provinciale Carabinieri della Spezia -

Caserma Salvo D'Acquisto, a La Spezia;

il Comando provinciale Carabinieri

di Siena - Caserma Salvo D'Acquisto, a Siena.

Il 19 maggio 2007, a Bologna nel

Giardino dedicato all'Eroe presso viale XII Giugno è stato

inaugurato un suo

monumento in bronzo a figura (opera di Luigi Enzo Mattei)
Una lapide marmoria è stata eretta a Napoli in

via Morghen vicino

l'oratorio dei Salesiani con una poesia di Aldo De Gioia. 
Medaglia d'oro al valor militare «Esempio luminoso

d’altruismo, spinto fino alla

suprema rinuncia della vita, sul luogo stesso del supplizio,

dove, per

barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste

insieme a 22 ostaggi

civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti,

non esitava a dichiararsi

unico responsabile di un presunto attentato contro le forze

armate tedesche.

Affrontava così — da solo — impavido la morte, imponendosi

al rispetto dei suoi

stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di

purissimo eroismo nella

storia gloriosa dell’Arma.»  
Torre di Palidoro (Roma), 23 settembre 1943
IL FRATELLO A CAIAZZO NEL 2009 LEGGI IL POST DI CAIAZZO

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